UN MAESTRO DEL BRIVIDO
John Carpenter nasce a New York nel 1948; la sua passione per il cinema nasce fin dall'età adolescente: egli viene affascinato dalla visione del film "Destinazione… terra!" (1953) di Jack Arnold e, forse, da questo momento ha deciso del suo futuro di regista.
Alla metà degli anni settanta Carpenter comincia la sua avventura nel mondo della celluloide scrivendo tre sceneggiature per altrettanti film: uno è un western, mai realizzato, che si sarebbe dovuto intitolare "Blood River"; il secondo è il thriller "Gli occhi di Laura Mars"(1978) di Irwin Kershner; infine "Bad moon rising" (1986) di Harley Cockliss.
Il primo film diretto da Carpenter è " Dark star ", una sorta di parodia di " 2001 Odissea nello spazio ".
Il secondo film del regista è il violentissimo " Distretto 13 – Le brigate della morte ".
in cui un manipolo di poliziotti e carcerati cerca di salvare la pelle dall’attacco di un gruppo di pazzi che vuole assaltare una stazione della polizia. Carpenter riesce a creare una film a metà tra il thriller e l’horror con scene di terribile violenza, tra cui spicca l’uccisione a freddo di una bambina. I teppisti di "Distretto 13" non sembrano neppure uomini, agiscono senza parlare tra loro, non hanno alcuna morale e, anche se decimati dalla polizia, continuano come automi nell’assalto della stazione della polizia. Il film non ottiene alcun successo in patria mentre in Europa si fa apprezzare (anche se gli incassi sono comunque irrisori) e Carpenter comincia a fare proseliti.
Si arriva così al 1978, l’anno in cui, grazie ai soldi del produttore Moustapha Akkad, viene offerta a Carpenter la possibilità di dirigere un horrror-thriller sulle gesta di un folle assassino che uccide a ripetizione e senza alcuna esitazione giovani vittime. Il budget è limitato ma John riesce ugualmente a sfornare quello che è tuttora ritenuto uno dei migliori horror mai realizzati: "Halloween". E' il film che rivela al mondo il suo talento visionario e che
crea una vera e propria icona del cinema di genere: Michael Myers l’assassino vestito da meccanico con il volto coperto da una maschera bianca (che, cosa che non molti sanno, riproduceva le fattezze del volto dell’attore William Shatner, il capitano Kirck di Star Trek). "Halloween" esce nelle sale proprio in quell’anno ed il successo è planetario, segnando la nascita degli salsher-movie (film con omicidi in serie) e lanciando una giovanissima Jamie Lee Curtis, che poi diventerà icona del cinema di genere. Carpenter non solo dirige "Hallowen" ma ne cura anche la riuscitissima colonna sonora; il film dopo un primo tempo abbastanza "scontato", che segue i clichè del classico del brivido, (assassino nascosto nell’ombra, telefonata anonime, suspense) sbalordisce poi il pubblico con un finale assolutamente inaspettato: Michael Myers è immortale, niente e nessuno riesce a fermarlo, gli spari e si rialza, lo accoltelli e non gli procuri alcuna ferita, non è un semplice assassino ma il male impersonificato! Finalmente il mondo ha scoperto il talento di Carpenter che ora ha la possibilità di realizzare progetti più ambiziosi.
Visto il buon successo del proliferare di imitazioni di "Halloween" (vedi la saga di "Venerdì 13") i produttori del film decidono di produrre un secondo episodio del quale Carpenter cura la sceneggiatura e la colonna sonora ma affida a regia a R.Rosenthal; il film non ha molto successo, risultando sicuramente inferiore al primo. Carpenter produce poi anche un terzo capitolo, in cui è assente la figura di Michael Myers,e che sarà un flop colossale.
Prima di questi due seguiti però Carpenter nel 1979 aveva diretto la bellissima ghost story "Fog" in cui un’orda di zombi fantasmi invade una cittadina per vendicarsi dei suoi abitanti, che cento anni prima ne avevano causato la morte. Il film è molto curato e perfetto sotto tutti i suoi punti di vista: paura, suspense, abilità narrativa e immaginifica, tutto funziona a meraviglia, ma nonostante ciò la pellicola non ha l’adeguato riscontro di pubblico e critica (cosa che accade quasi sempre ai film di John).
Agli inizi degli anni ottanta Carpenter dirige altri due pellicole molto importanti. La prima è "1997 fuga da New York", ambientato in un futuro prossimo (oramai passato!) in cui i criminali sono relegati in città fantasma, in una delle quali finisce niente meno che il presidente degli Stati Uniti. Per salvarlo l’esercito utilizzerà uno dei criminali più pericolosi in circolazione "Jena Plissken" ( un "perfetto" Kurt Russel ) che lo salverà in cambio della libertà. "1997" Rimane uno dei migliori film che la fantascienza degli ultimi decenni ha saputo regalarci.
Ma è nel campo del fanta-horror che Carpenter dirige il suo capolavoro: "La Cosa" (1982), remake del film "La Cosa di un altro mondo" (1951). Protagonista è, ancora una volta, l’attore preferito dal regista, Kurt Russel. La colonna sonora questa volta viene affidata al nostro Ennio Morricone, ma la trovata principale del film sono gli splendidi effetti speciali creati da Rob Bottin, che a colpi di lattice e protesi rende possibili orribili mutazioni che non si erano mai viste prima d’ora sul grande schermo. Più cupo e claustrofobico di "Alien", pauroso e raccapricciante come "L’Esorcista" il film doveva risultare un succes
so planetario, ed invece fu uno dei più gravi flop del regista che quasi fece fare banca rotta alla Universal Production. E tutto questo perché nello stesso anno imperversava sugli schermi "ET" di Spielberg e a nessuno andava di credere nell’alieno cattivo, tutti vedevano gli esseri dell’altro mondo come dei teneri pupazzoni da accarezzare e coccolare e non come terribile parassiti mutanti che dilanino corpi e menti. Anche la critica fu feroce, arrivando addirittura a definire Carpenter "pornografo dell’orrore" salvo poi (come spesso accade), a diversi ann
i di distanza, rivalutare "La Cosa" fino ad inserirlo tra i migliori film di genere mai diretti. In definitiva un grande film rovinato dal fatto di essere uscito nel momento sbagliato.
Ma la carriera di Carpenter continuava di flop in flop, neanche il successivo "Christine- la macchina infernale" tratto dall’omonimo racconto di King ha il successo sperato (ed in effetti il film non è un granchè, ma come il romanzo del resto!).
Nel 1987 John ritrova la sua vena orrorifica con lo splatter "Il signore del Male", storia dell’avvento delle forze del male sulla terra; meno innovativo ed originale rispetto ad altri film dello stesso regista, questo horror si fa apprezzare soprattutto per le sequenze da vero splatter movie, con momenti da horror puro, una sorta di film a metà tra "Zombi" di Romero e "Demoni" di Bava.
L’anno seguente John torna al fanta-horror con "Essi vivono" in cui si immagina il mondo sottomesso ad esseri alieni che si nascondono sotto false sembianze umane e che comandano il mondo grazie ai mezzi di comunicazione.
Una sceneggiatura originale con la quale il regista confeziona una pellicola "politicamente" impegnata che, in una sorta di parallelo con la vicenda del film, nasconde, sotto le mentite spoglie di un horror fantascientifico, la sua vera natura di feroce condanna nei confronti di certa società americana e dei suoi metodi. Una grande idea solo in parte "limitata" dal basso budget a disposizione.
Carpenter torna all’horror "vero" con lo splendido "Il seme della follia" (1994), protagonista il Sam Neil di "Jurrassik Park". Splatter, follia, assassinii, esseri mutanti e tutto quello che si vuole vedere in un horror, il tutto condito con suspense e abilità registica notevole. Uno dei migliori horror degli ultimi anni!
Per motivi economici, l’anno seguente, John dirige il remake de "Il villaggio dei dannati" sicuramente il peggiore horror mai diretto dal grande regista newyorkese.
Nel 1998 Carpenter ha in officina due
progetti: uno realizzato e l’altro no. Il primo è "Vampires" un horror-western in cui un cacciatore di vampiri (un grandissimo James Woods ) in stile John Wayne da la caccia a terribili vampiri. Umorismo, machismo, splatter è di nuovo grande Carpenter anche se ad un livello inferiore dei suoi più alti fasti.
L’altro progetto era "Halloween 20 anni dopo", poi diretto da Steve Miner, che doveva segnare il ritorno in grande stile Michale Myers. John non poteva dirigere tutti e due, preferì fare "Vampires" ma il pubblico di appassionati dell’horror (non sempre competente, per lo più giovane e quindi attratto dagli horror-teens) non gli da ragione; risultato:"H20" batte, e di molto, gli incassi di "Vampires".
Arriviamo così al recente "Fantasmi da Marte", fanta-horror ambientato su Marte in un futuro non troppo lontano in cui gli uomini, dopo aver colonizzato il pianeta rosso, cercano di sfruttarne tutte le risorse; ma un’antica civiltà marziana si risveglia e non ha nessuna intenzione di sottostare alle esigenze degli umani. Questo suo ultimo film (presentato, fuori concorso, al Festival del cinema di Venezia) rappresenta una sorta di summa delle "ossessioni" del suo cinema: l’eroina forte e "indistruttibile" (Natasha Henstridge prende il posto della Jamie Lee Curtis di "Fog" e "Halloween"), la forza aliena che, celata dietro sembianze umane, è pronta a prendere il sopravvento sull’umanità ("La Cosa", "Essi vivono"), l’ambientazione da western (molto simile a "Vampires") con tanto di assedio al fortino, dove delinquenti e poliziotti uniscono le forze per salvare la pelle ("Distretto 13"). L’unica novità è rappresentata dallo stile narrativo: la vicenda infatti, raccontata tramite una serie di flash-back, si snoda attraverso
i racconti dei vari protagonisti che si intrecciano uno con l’altro, cosa insolita per un film di Carpenter, regista che predilige un’impostazione "classica", incentrata sull’idea di unità spazio-temporale. Per gli amanti del genere non mancano, come in "Vampires", le sequenze splatter, con arti e teste mozzate ovunque, mentre gli effetti digitali, probabilmente a causa del basso budget disposizione, non si dimostrano all’altezza delle moderne produzioni.
Il grande Carpenter, questa volta, forse, pecca un po’ troppo di superbia, con un film autocelebrativo (già dal titolo che, in lingua originale, è "Jonh Carpenter’s Ghosts of Mars") e privo di veri elementi di novità (come già accaduto ad Argento con il suo "Non ho sonno"); piuttosto lontano da capolavori come "La cosa" o "Il seme della Follia"anche se pur sempre godibile, soprattutto per i fan del regista.
Pare che John ora sia al lavoro su un film "puramente horror" che, sue testuali parole: "farà uscirà dal cinema barcollando, scosso dal profondo…", speriamo bene, noi siamo già in trepidante attesa!
Filmografia
1962 – Revenge of the colossal beasts (corto)
1963 – Terror from space (corto)
1976 – Distretto 13: le brigate della morte
1978 - Halloween
1980 – The Fog
1981 – 1997: Fuga da New York
1982 – La cosa
1982 – Christine: La macchina infernale
1987 – Il Signore del male
1988 – Essi vivono
1993 – Body bags: corpi estarenei
1995 – Il seme della follia
1995 – Il villaggio dei dannati
1996 – 1999: Fuga da Los Angels
1998 – Vampires
2001 – Ghosts of Mars