Esempi Javascript: esempio pratico

Planet of the Apes

di Tim Burton

 

L'astronauta Leo Davidson (Mark Wahlberg) fa parte dell'equipaggio di un'astronave che viaggia nello spazio facendo esperimenti sui primati; durante una missione una tempesta elettromagnetica lo scaraventa (letteralmente) su un pianeta coperto di vegetazione dove il potere è nelle mani di una generazione evolutissima di primati di ogni razza e gli umani sono considerati esseri inferiori alla stregua di schiavi. Diverrà guida dei suoi simili alla conquista della propria libertà, contro le milizie del terribile Generale Thade (Tim Roth) e scoprirà che la realtà è legata al suo destino molto più di quanto pensasse.

Tim Burton si cimenta con un classicissimo della fantascienza, che aveva visto una versione diversa ma certamente più affascinante nel 1968 ad opera di Franklin J. Schaffner. In quel caso il "Pianeta delle scimmie" si rivelava essere alla fine proprio la Terra, solo molti secoli più avanti; chi ha visto il film ricorderà l'indimenticabile sequenza finale della Statua della Libertà sepolta nella sabbia di una spiaggia fino a quel momento considerata aliena.

 

Purtroppo il film di Burton non ha la stessa fascinazione del suo celebre antenato: innanzitutto risente di un forte squilibrio interno. La prima parte verbosa, quasi filosofica, con lunghissimi dialoghi e la seconda quasi tutta combattimenti e fughe non si amalgamano bene, e il film risulta a tratti pesante a tratti troppo veloce e avventuroso. Unica cosa positiva da segnalare il finale, amaro e meno scontato di tutto il resto del film. La regia appare meno evidente ed incisiva dello standard burtoniano, la sceneggiatura è spesso banale, e fatica ad interessare e coinvolgere lo spettatore; gli interpreti, al di là di un fantastico Tim Roth e di una interessante Helena Bonham-Carter sono piatti, in particolare Wahlberg recita solo con i muscoli, e la biondissima Estella Warren sembra appena uscita da un calendario da autofficina.

Niente da eccepire per quanto riguarda la confezione: perfetto il makeup di Rick Baker (che ha anche una particina nel film), bellissima la Città delle Scimmie disegnata da Rick Heinricks (Oscar per "Il mistero di Sleepy Hollow" sempre con Burton), affascinante la scenografia, perfettamente adattata alla vita "scimmiesca" dei protagonisti.

A rischio di essere ripetitivi sottolineiamo nuovamente il fatto che non basta comunque una bella confezione a fare un grande film, ed è proprio questo uno dei casi in cui questa riflessione risulta particolarmente indicata. Certo non era impresa facile cimentarsi con un romanzo ed un film tanto intensi, ma davvero da Burton potevamo aspettarci un risultato diverso, e non uno dei tanti kolossal che popolano ed hanno popolato il grande schermo senza aggiungervi nulla di nuovo.