1946

In seguito ad un referendum popolare l'Italia diventa una repubblica.

I Savoia sono costretti all'esilio

1948

Il primo gennaio entra in vigore la costituzione.Il 18 aprile alle prime elezioni politiche trionfa la democrazia cristiana di De Gasperi. Nasce l'epoca del centrismo. 

1962

Inizia l'alleanza di governo fra la DC e il Partito Socialista. Giovanni XXIII inaugura il Concilio Vaticano II

1968

Sulla scia di analoghi movimenti statunitensi ed europei inizia il periodo della contestazione studentesca.

1969

Iniziano le rivendicazioni operaie con l'autunno caldo.

Strage di piazza Fontana a Milano, la prima della strategia della tensione.

1974

Il fronte politico guidato dal movimento femminista vince il referendum che conferma il diritto al divorzio.

1978

Rapimento e uccisione di Aldo Moro

1980

Marcia dei 40.000 a Torino contro gli scioperi.

L'esplosione di una bomba nella sala d'attesa fa strage alla stazione di Bologna.

1992

Scappa a Milano l'inchiesta di tangentopoli sulla corruzione della classe politica.

Ucciso dalla mafia in uno spaventoso attentato il giudice Giovanni Falcone.

1994

Prime elezioni politiche con il metodo maggioritario e vittoria della coalizione del centro destra.

La nuova Costituzione

L’Italia da ricostruire

Finita la seconda guerra mondiale, gli italiani si trovarono di fronte al compito di ricostruire materialmente e moralmente il Paese.

I bombardamenti avevano distrutto le città e reso inservibili ferrovie, strade, porti; la situazione del settore agricolo era disastrosa e le industrie, pur in gran parte salvate dai bombardamenti, dovevano riconvertirsi dalla produzione militare a quella civile. La disoccupazione era quindi alta, il potere di acquisto della lira assai debole. I beni di consumo alimentare erano insufficienti e continuava il fenomeno del mercato nero.

La scarsità di lavoro spingeva ad attività e traffici illegali; gli odi che avevano diviso gli italiani nella guerra civile avevano lasciato uno strascico di vendette contro i "repubblichini". Vi era insomma anche un clima morale da ricostruire.

In Valle d’Aosta e Sicilia si organizzavano movimenti separatisti, mentre in Istria gruppi di partigiani jugoslavi erano avanzati sino a Trieste uccidendo numerosi italiani. La città a guerra finita fu divisa in due zone di occupazione, americana e jugoslava.

Il referendum per la Repubblica

Il 2 giugno 1946 si svolse il referendum per scegliere se mantenere la monarchia o istituire la repubblica. Alla votazione parteciparono per la prima volta nella storia del paese anche le donne. La popolarità dei Savoia era stata compromessa dall’appoggio al fascismo e dalla fuga dell’8 settembre: i voti a favore della repubblica furono 12.700.000, in prevalenza al Centro-Nord; quelli per la monarchia 10.700.000. Venne quindi proclamata la Repubblica, mentre re Umberto II andò in esilio in Portogallo.

scheda di cultura e arte

Il Neorealismo

Un padre di famiglia viene derubato della bicicletta: è il suo strumento di lavoro, poiché attacca manifesti pubblicitari. Terrorizzato per la possibile perdita del lavoro tenta, a sua vofta, il furto di una bicicletta.

Fermato dalla folla è aggredito e picchiato: le lacrime del figlio convincono la gente a lasciarlo libero. È la storia elementare raccontata in Ladri di biciclette, un romanzo di Luigi Bartolini. Rielaborata da Cesare Zavattini diventerà il miglior film di Vittorio De Sica, uno dei più celebri registi del neorealismo.

Quasi per reazione alle falsità e alla retorica dell’arte fascista, gli artisti italiani, nella letteratura e nel cinema, si misero a indagare (a "pedinare", come dicevano De Sica e Zavattini) la realtà degli uomini comuni.

Le scene dei film venivano girate in luoghi veri, come le povere campagne del Sud o le città distrutte dai bombardamenti. I protagonisti erano gente comune, e spesso i registi sceglievano attori non professionisti per ottenere un maggiore realismo. Le vicende raccontavano storie umane vissute nella seconda guerra mondiale, durante la Resistenza partigiana o negli anni difficili dell’immediato dopoguerra.

Gli sceneggiatori prediligevano il linguaggio quotidiano, talvolta il dialetto di realtà regionali italiane spesso sconosciute.

I film neorealisti più noti, capolavori riconosciuti del cinema italiano, furono Paisà e Roma città aperta di Roberto Rossellini, Ladri di biciclette e Sciuscià di Vittorio De Sica, La terra trema di Luchino Visconti, Riso amaro di Giuseppe De Santis e In nome della legge di Pietro Ger

 

La Costituente

NenniInsieme al referendum si tenne l’elezione di un’Assemblea Costituente, che doveva preparare la nuova Costituzione. Le votazioni per la Costituente confermarono, come già nel primo dopoguerra, la forza dei partiti di massa: la Democrazia cristiana (DC) ottenne il 35% dei voti, il Partito socialista di unità proletaria (PSIUP) il 20,7 e il Partito comunista (PCI) il 19. Il Partito d’Azione ebbe pochissimi voti e si sciolse: una parte dei suoi dirigenti si unì ai socialisti, un’altra al piccolo Partito repubblicano. La Costituente elesse presidente provvisorio della Repubblica il liberale Enrico De Nicola.

La DC aveva ricevuto il consenso dei cattolici e dei moderati, schierandosi in politica estera su posizioni filoamericane.

SaragatTra i socialisti del PSIUP la maggioranza guidata da Pietro Nenni era per una stretta alleanza con i comunisti; la minoranza riformista di Giuseppe Saragat nel 1947 decise la scissione e fondò il Partito socialdemocratico (PSDI) i socialisti rimasti con Nenni cambiarono il nome in Partito socialista italiano (PSI).

De GasperiI comunisti, fedeli alle posizioni dell’Unione Sovietica, parteciparono ai primi governi di coalizione. Nel primo governo guidato dal democristiano Alcide De Gasperi, il segretario del PCI Palmiro Togliatti ricoprì la carica di ministro della Giustizia e firmò l’amnistia per i reati commessi durante la guerra civile: una decisione che contribuì a pacificare gli animi chiudendo la porta del recente e doloroso passato.

TogliattiNel 1947 De Gasperi, con la garanzia di ottenere ingenti prestiti del piano Marshall ruppe l’alleanza con le sinistre e si schierò decisamente con gli USA.
Sempre nel 1947 firmò i trattati di pace di Parigi, dove l’Italia subì perdite territoriali ma riuscì a conservare Trieste.
Nel gennaio 1948 entrò in vigore la nuova Costituzione, caratterizzata da una forte impronta democratica e antifascista. Pochi mesi dopo si svolsero le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana.

Le elezioni del 1948

L’Italia si presentò spaccata in due alle prime elezioni politiche della Repubblica, svoltesi il 18 aprile 1948.

Da una parte vi era la Democrazia cristiana con i piccoli partiti suoi alleati, liberali, socialdemocratici e repubblicani; dall’altra socialisti e comunisti che si presentarono in una lista unica, il "Fronte popolare", con il simbolo di Garibaldi.

Scegliendo uno dei due schieramenti gli elettori avrebbero deciso anche le alleanze in politica estera del nostro Paese in pieno clima di guerra fredda.

In caso di vittoria della DC, avvertivano i comunisti, l’Italia sarebbe stata alle dipendenze degli americani.

Il successo delle sinistre invece, secondo i moderati, avrebbe gettato l’Italia nella sfera sovietica e abolito ogni libertà, di cui la DC, che nel proprio simbolo aveva lo scudo con la scritta "libertas", si faceva paladina. Dalla sua parte si mobilitarono gli industriali, timorosi delle agitazioni sociali promosse dalla sinistra, gli americani, che avrebbero sospeso gli aiuti del piano Marshall al nostro Paese in caso di vittoria del Fronte popolare, e la Chiesa. Vescovi e sacerdoti presentarono i comunisti come atei che in caso di vittoria avrebbero impedito le libertà religiose, come era avvenuto in URSS.

Inoltre, poco prima del voto, grande eco ebbero le notizie provenienti dalla Cecoslovacchia, dove i comunisti si erano impadroniti del potere con la forza.

La Democrazia cristiana ottenne così il 48% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento; al Fronte popolare andò il 31% dei suffragi, molti meno di quelli ottenuti da PCI e PSI per l’Assemblea Costituente.

documenti

Piero Calamandrei, giurista e fiero avversario del fascismo, parlava così della Costituzione in un discorso tenuto agli studenti milanesi nel 1955.

«In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie j. ..].Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! (di) giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. [...]

Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Carta Costituzionale, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione".

 

 

La Costituzione

Tra il giugno 1946 e il dicembre 1947 venne scritta la Costituzione della repubblica italiana. I componenti dell'Assemblea che ebbe questo difficile compito vennero chiamati padri costituenti; tra loro grandi protagonisti della vita politica del tempo come Togliatti, De Gasperi, Nenni e successiva come Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro.

I Costituenti provenivano da tre tradizioni diverse: quella democratica cristiana, quella liberale e quella socialcomunista: queste tre diverse culture riescono a trovare un equilibrio, anche se in articoli particolari si trovano sottolineati principi e valori cari a ciascuna tradizione. Ad esempio nell'articolo 29 si riconosce l'attenzione dei cattolici alla famiglia e al matrimonio; nell'articolo 42 e negli articoli dal 13 al 28 si riconosce la tradizione liberale erede del Risorgimento; l'insistenza sul valore del lavoro, già nell'articolo 1, rivela il peso della tradizione social comunista.

Un elemento che accomunò e che ispirò nel profondo i padri costituenti fu indubbiamente l'antifascismo, il rifiuto della guerra e dell'autoritarismo.

La Costituzione si divide in due parti: la prima riguarda i diritti e i doveri del cittadino, la seconda l'ordinamento della Repubblica: specifica, cioè, il ruolo del parlamento, del presidente della Repubblica, del governo, della magistratura, delle regioni.

 

 

Il Centrismo

Dopo la vittoria del 1948 si delineò in Italia la fase politica del "centrismo": le sinistre ridotte a minoranza iniziarono una dura opposizione, mentre la DC, che avrebbe potuto governare da sola, volle allearsi con socialdemocratici, liberali e repubblicani. Il Paese era diviso in due politicamente, e le proteste per un attentato a Togliatti nel luglio 1948 rischiarono di degenerare in lotta armata. Lo stesso Togliatti operò per riportare la calma. Le divisioni della guerra fredda poi si fecero sentire anche con la scissione sindacale del 1948: i cattolici, i socialdemocratici e i repubblicani lasciarono la CGIL; i primi fondarono la CISL, gli altri la UIL.

I governi di centro, guidati da Alcide De Gasperi, strinsero una salda alleanza economica e politica con gli USA e dimostrarono un orientamento europeista.

All’opposizione, oltre alle sinistre, vi erano due formazioni di destra "nostalgiche" del passato, con un buon consenso elettorale soprattutto al Sud: il Movimento sociale italiano (MSI) di ispirazione neofascista e il Partito monarchico.

Il boom economico
Gli squilibri della società italiana

emigrazione internaNei primi anni Cinquanta l’Italia riuscì a riattivare la macchina produttiva e l’economia cominciò a risollevarsi grazie agli aiuti del piano Marshall e allo sforzo collettivo della nazione. Tuttavia l’economia italiana continuò a presentare due volti differenti: il Sud rimase arretrato e povero, con un’agricoltura ancora in gran parte latifondistica, senza infrastrutture (strade, centrali elettriche, porti ecc.) in grado di consentire l’insediamento di industrie, che invece rimasero concentrate al Nord, nel "triangolo industriale" Milano-Torino-Genova.

I governi di centro tentarono di cambiare questa realtà con due strumenti: la riforma agraria e la Cassa per il mezzogiorno. La prima fu voluta dal ministro Segni con una legge che espropriò 700 000 ettari di terre quasi abbandonate e incolte e le fece assegnare a chi era in grado di lavorarle e renderle produttive. Purtroppo non bastarono buona volontà e manodopera: la produzione non aumentò e l’agricoltura italiana subì la concorrenza di Paesi stranieri, dove si facevano anche forti investimenti e si specializzavano le colture. La Cassa per il Mezzogiorno era invece un istituto che doveva fornire fondi e finanziamenti per creare le infrastrutture. I fondi spesi furono ingenti ma non raggiunsero il risultato sperato, anzi a volte furono usati in modo clientelare e suscitarono aspre critiche da parte delle sinistre.

La conseguenza del divario di sviluppo tra le "due Italie" fu l’emigrazione: negli anni Cinquanta milioni di persone si trasferirono dal Sud in cerca di lavoro: in parte all’estero, la maggioranza verso le grandi città del nord. Dal punto di vista morale e materiale queste persone dovettero affrontare disagi e sacrifici: bassi salari, alloggi inesistenti o insufficienti per le famiglie, mancanza di scuole, ospedali, trasporti. Non ultimo problema, la diffidenza degli abitanti del Nord impreparati ad accoglierli.

La DC di Fanfani

La situazione socio-economica, con immigrazione al Nord, povertà e bassi salari, richiese cambiamenti forti. Si trattava di regolare la crescita definita "selvaggia" della produzione e di pianificare lo sviluppo accelerato e fuori dalle regole che sarebbe durato sino ai primi anni Sessanta. Un periodo che fu ricordato come il boom o miracolo economico.

Con il nuovo segretario Amintore Fanfani, eletto nel 1954, la DC cercò di attenuare il liberismo e di attuare una programmazione con il Piano decennale di incremento e di sviluppo proposto dal ministro Vanoni: il piano restò sulla carta perché prevalsero gli interessi dei grandi gruppi dell’industria privata. Lo sviluppo rimase caratterizzato da alti profitti e bassi salari, per la strategia antisindacale degli imprenditori con l’appoggio delle forze politiche moderate. Sul piano economico la linea di Fanfani riuscì a dare grande impulso agli enti economici di Stato: l'INI (Istituto per la ricostruzione industriale) e l'ENI (Ente nazionale idrocarburi).

Il centrosinistra

FanfaniLe vicende della politica mondiale contribuirono a una svolta politica in Italia. La denuncia dei crimini di Stalin con il rapporto Krusciov del 1956 e la successiva repressione della rivolta ungherese avevano indebolito il Partito comunista: dal PCI uscirono numerosi militanti e intellettuali in segno di protesta e i socialisti ruppero definitivamente l’alleanza che era proseguita anche dopo la sconfitta del 1948. Questa spaccatura rendeva il PSI un possibile alleato della Democrazia cristiana. Per arrivare a un governo di centrosinistra, l’obiettivo di Fanfani, occorreva vincere molte resistenze: quella del mondo della finanza e dell’industria, che temeva la sinistra in genere e il suo intervento regolatore nell’economia; quella interna al PSI che aveva una forte anima classista più vicina al PCI; quella della Chiesa e dei conservatori democristiani, contrari ad una apertura politica a sinistra. Tutte queste opposizioni nel 1959 fecero cadere il governo guidato da Fanfani, che si dimise anche dalla segreteria del partito. La situazione politica precipitò nel luglio 1960: contro il governo del democristiano Tambroni, appoggiato dal MSI, scesero in piazza migliaia di giovani e operai, vi furono scontri con la polizia e anche numerosi morti.

Era necessaria una svolta che placasse il clima sociale. Dopo lunghi preparativi nel 1962 si formò il primo governo con l’appoggio esterno, cioè senza ministri, dei socialisti e guidato da Fanfani.

La formula fu perfezionata nel 1963: i socialisti entrarono nel governo guidato dal democristiano Aldo Moro. Il centrosinistra governò l’Italia fino al 1968 e riuscì a realizzare alcune importanti riforme: nazionalizzazione dell’industria elettrica, riforma della scuola media, con obbligo scolastico fino a 14 anni. Tuttavia questa nuova formula di governo, faticosamente costruita e a lungo discussa, non realizzò cambiamenti radicali. I veri mutamenti avvennero nelle abitudini della gente: aumentarono i consumi stimolati dalla televisione, lo status-symbol del periodo insieme alla Vespa della Piaggio e alla 600 della FIAT, e si crearono nuove abitudini come le vacanze di massa. L’altra grande novità dei primi anni Sessanta fu il profondo rinnovamento della Chiesa cattolica.

La Chiesa da Pio XII a Paolo VI

Papa Pio XII si era adoperato prima per scongiurare la guerra e poi per alleviare le sofferenze di chi ne era stato coinvolto. Egli denunciò con fermezza i mali dei regimi totalitari e si schierò per la democrazia. Nel dopoguerra operò contro la diffusione del comunismo e nel 1949 arrivò a pronunciare la scomunica di quanti aderivano o collaboravano ai partiti comunisti. Questa dura presa di posizione suscitò delicati casi di coscienza tra quei cristiani che, pur non condividendo la dottrina comunista, partecipavano a lotte e movimenti con socialisti e comunisti, vedendo nell’azione politica o sindacale la via per il riscatto delle classi povere.

Pio XII denunciò l’altro grande male della società contemporanea: l’ideologia del successo, del consumo, la preminenza dei valori materiali, come la ricchezza, su quelli spirituali.

Nel 1958 gli successe Angelo Roncalli, patriarca di Venezia, con il nome di papa Giovanni XXIII.

Fu un pontificato di svolta che ridisegnò il profilo della Chiesa contemporanea: non pronunciò condanne ma cercò i punti di convergenza di "tutti gli uomini di buona volontà" perché nel mondo prevalesse la pace e fossero sconfitte la povertà e la sofferenza.

Papa Giovanni XXIIINella lettera enciclica Mater et magistra Giovanni XXIII chiari la linea dei cattolici in ambito sociale ed economico sottolineando la necessità di giustizia ed equità nelle relazioni tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.

Nella Pacem in Terris precisò che la ricerca della pace e della convivenza tra esseri umani non ha etichette religiose e ideologiche. Pace e convivenza devono essere cercate insieme da cristiani e non cristiani, da tutti gli uomini di buona volontà, sulla base dei principi della giustizia e dell’amore.

Giovanni XXIII si adoperò anche per la conciliazione tra cattolici e cristiani non cattolici, incoraggio la distensione tra Est e Ovest, non fu estraneo al clima che favori l’avvento del centrosinistra in Italia.

Ma l’evento cruciale del pontificato di Giovanni XXIII fu lo svolgimento del Concilio ecumenico Vaticano Il, solennemente inaugurato nel 1962. Fu un evento che ridefinì i compiti della Chiesa e aggiornò il modo di proporre il Vangelo ai popoli. Papa Roncalli si spense l’anno successivo l’inizio del Concilio che fu portato a termine nel 1965 dal suo successore Paolo VI.