SCOPPIA LA PACE

 28 GIUGNO 1919

 

 

Il 28 giugno 1919 viene firmato il trattato di pace tra la Germania e i paesi vincitori nella prima guerra mondiale. La Germania, riconosciuta responsabile dello scoppio della guerra, viene sottoposta a pesanti sanzioni economiche e territoriali. Il trattato finale includerà anche il patto costitutivo della Società delle Nazioni.

 

La Società delle Nazioni

            1.         INTRODUZIONE   Società delle Nazioni Organizzazione sovranazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza, con sede a Ginevra; fondata nel 1919, fu attiva dal 1920 al 1946, anno in cui venne istituita l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Fra i compiti della Società rientravano anche la promozione della cooperazione internazionale tra gli stati membri e la soluzione delle controversie internazionali; vi appartennero in totale 63 stati, di cui solo 31 per l'intero periodo di attività.

            2.         IL PATTO ISTITUTIVO DELLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI  
Il primo progetto di un'associazione generale di stati si deve al presidente statunitense Woodrow Wilson, che nel 1918 ne tracciò il profilo inserendolo come uno dei quattordici punti del programma degli Alleati per la prima guerra mondiale. Tale nucleo venne poi utilizzato per la stesura del patto istitutivo della Società e incluso nel trattato di Versailles e negli altri trattati che nel 1919 segnarono la conclusione del conflitto.

Voluto per iniziativa statunitense, il trattato istitutivo non fu però mai ratificato dal Senato degli Stati Uniti che rifiutava il testo dell'articolo X, con cui si prevedeva l'intervento congiunto delle potenze aderenti alla Società in caso di aggressione a una di esse; la mancata partecipazione statunitense alla Società fu certamente una delle cause del sostanziale fallimento dell'organizzazione.

            3.         LA STRUTTURA DELLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI  
L'apparato prevedeva un'Assemblea, convocata regolarmente a Ginevra in settembre, un Consiglio, riunito tre volte all'anno per definire le questioni politiche, e un Segretariato; i membri del Consiglio si distinguevano in "permanenti" (Francia, Gran Bretagna, Italia; in seguito anche Germania e Unione Sovietica) e "non permanenti", eletti dall'Assemblea; le delibere potevano essere prese solo all'unanimità, secondo un procedimento rigorosamente democratico ma quanto mai inefficiente sul piano operativo. Oltre al Segretariato, garante della continuità amministrativa, furono create la Corte permanente di giustizia internazionale, divenuta poi Corte internazionale di giustizia, e l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), entrambe ancora in attività.

            4.         IL COINVOLGIMENTO MONDIALE  
Uno dei primi compiti della Società fu la gestione dei territori appartenuti dall'inizio della prima guerra mondiale alle ex colonie tedesche e turche; il controllo di queste aree fu affidato con un sistema di mandati, differenziati in base al livello di sviluppo dei territori, conferiti ai paesi membri dell'organizzazione.

La Società propugnò inoltre un nuovo concetto di sicurezza collettiva contro l'uso della minaccia di guerra, basato sull'impegno a risolvere le controversie internazionali con arbitrati o al cospetto della neonata Corte permanente di giustizia internazionale; tuttavia la sua insoddisfacente applicazione non riuscì a impedire lo scoppio di molti conflitti locali e di una seconda guerra a livello mondiale.

Fra i meriti della Società delle Nazioni vanno ricordati alcuni successi sul piano della lotta al traffico internazionale di stupefacenti e alla prostituzione, nella difesa dei rifugiati della prima guerra mondiale e in campo sanitario. Riuscì inoltre a sedare le dispute tra Finlandia e Svezia sulle isole Åland nel 1921 e tra la Grecia e la Bulgaria in materia di confini nel 1925.

Le grandi potenze continuarono tuttavia a gestire i propri interessi in dispregio delle indicazioni societarie, come dimostrano l'occupazione francese della Ruhr e l'occupazione italiana di Corfù, entrambe del 1923. L'incapacità di fermare il conflitto sino-giapponese del 1931 fu un'ulteriore sconfitta per la Società, dalla quale, con l'avvento del regime nazionalsocialista, si ritirarono il Giappone e, nel 1933, la Germania (che vi aveva aderito nel 1926). Gli interventi dell'organizzazione fallirono il proprio scopo anche durante lo scontro tra Bolivia e Paraguay per il Gran Chaco (1932-1935; guerra del Chaco) e quando si trattò di contrastare la conquista italiana dell'Etiopia (Vedi Guerra d’Etiopia), intrapresa nel 1935 dal regime fascista.

Si rivelò infine impotente nel prevenire l'aggressione tedesca alla Cecoslovacchia nel 1938 e più in generale l'espansione tedesca fra il 1938 e il 1939, eventi che fecero precipitare la situazione internazionale verso la seconda guerra mondiale, limitandosi invece a espellere nel 1939 l'URSS, membro dal 1934. Dal 1940 la sede di Ginevra e il Segretariato divennero pressoché inefficienti e alcune unità di servizio furono trasferite in Canada o negli Stati Uniti. Nel 1946 mise ai voti la propria dissoluzione, cedendo beni e servizi alle Nazioni Unite.

 

Trattato di Versailles

            1.         INTRODUZIONE   
Trattato di Versailles Trattato che al termine della prima guerra mondiale stabilì i termini di pace fra la Germania e gli Alleati; fu negoziato alla conferenza di pace apertasi a Parigi il 18 gennaio 1919, cui parteciparono i delegati delle 27 nazioni vincitrici e in cui ebbero un ruolo preminente i rappresentanti di Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Italia, mentre la Repubblica di Weimar (che aveva sostituito lo sconfitto Reich tedesco) rimase esclusa dalle trattative. La prima sezione del trattato finale conteneva anche il testo del patto costitutivo della Società delle Nazioni, prima istituzione internazionale finalizzata al mantenimento della pace, cui venne assegnata tra l'altro la responsabilità di rendere esecutivi i trattati seguiti al conflitto (trattati di Saint-Germain-en-Laye, di Neuilly-sur-Seine, del Trianon e di Sèvres).


Il trattato di Versailles fu firmato dagli stati dell'Intesa e dalla Germania il 28 giugno 1919. Non venne ratificato dal Congresso degli Stati Uniti, che il 2 luglio 1921 firmarono a Berlino un trattato separato con la Germania.

            2.         DISARMO E RIPARAZIONI  
Il trattato di Versailles impose alla Germania l'abolizione del servizio militare obbligatorio, la riduzione dell'esercito a 100.000 uomini, la smilitarizzazione dell'intera riva occidentale del Reno e per una fascia di 50 km di quella orientale, il divieto di produrre e commerciare armi, un limite massimo di 24 navi per la flotta militare, con nessun sottomarino, e di 15.000 marinai, nonché la rinuncia completa all'aviazione.


Ritenuta responsabile dei danni inflitti alle potenze alleate, la Germania avrebbe dovuto farsi carico di gran parte delle riparazioni necessarie, contribuendo con pagamenti in moneta, natura, strumentazione, impianti e prodotti industriali; l'organizzazione del sistema dei pagamenti risultò estremamente difficoltosa, richiedendo la riunione di un'apposita conferenza a Losanna nel 1932.

            3.         MUTAMENTI TERRITORIALI  
La Germania riconobbe l'incondizionata sovranità di Belgio, Polonia, Cecoslovacchia e Austria, denunciando i precedenti trattati di Brest-Litovsk e di Bucarest. Dovette inoltre cedere circa il 13% del suo territorio europeo, restituendo l'Alsazia-Lorena alla Francia e affidando la Saar alla gestione di una commissione della Società delle Nazioni per quindici anni; il Belgio ricevette i distretti di Eupen, Malmédy e Moresnet. In base all’esito di alcuni plebisciti tenutisi nel 1920 lo Schleswig settentrionale tornò alla Danimarca e quello centrale rimase alla Germania. Alla Polonia furono assegnate ampie zone della Posnania e della Prussia occidentale.


Come risultato di altri plebisciti la Prussia sudoccidentale e la regione di Marienwerder, nella Prussia occidentale, optarono per la Germania. La Slesia, che un ulteriore plebiscito avrebbe voluto tedesca, venne invece suddivisa fra Polonia e Cecoslovacchia per decisione del Consiglio della Società delle Nazioni. Il territorio di Memel fu ceduto agli Alleati, che lo concessero poi alla Lituania. Danzica fu riconosciuta città libera sotto l'amministrazione della Società delle Nazioni, ma sotto la giurisdizione polacca per quel che riguardava dogana e relazioni internazionali. La Germania, infine, fu privata delle colonie africane e oceaniche.

 

1919

Prima reazione nucleare artificiale

Ernest Rutherford realizza la prima reazione nucleare artificiale bombardando azoto con particelle alfa. La trasmutazione dell’azoto in ossigeno così ottenuta darà notevole impulso alle ricerche nel campo della fisica nucleare.

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1919-1921 centinaia di scioperi in tutta Italia

 

La politica dei governi liberali mostrò tutta la sua inadeguatezza all'indomani della prima guerra mondiale, così lontana com'era da una dimensione moderna e di massa, e così concentrata nella difesa degli interessi dei ceti industriali e agrari.

Le masse lavoratrici chiedevano il riconoscimento dei loro diritti e in particolare la giornata lavorativa di otto ore, la difesa salariale, la difesa del posto di lavoro dalle ristrutturazioni e riconversioni in corso nell'industria. Nel 1919, infatti, alla Fiat, era stato costituito il primo consiglio di fabbrica al quale fecero seguito altri consigli nelle fabbriche dell'area metallurgica torinese. I consigli non furono però riconosciuti dagli industriali che anzi si raccolsero attorno alla Confederazione generale dell'industria per opporsi, in maniera compatta, alle richieste operaie. Proprio nel corso dell'estate 1920 maturò il fallimento del movimento operaio: dal mese di agosto era iniziata l'occupazione delle fabbriche a Torino e Milano, alla quale gli industriali avrebbero voluto rispondere con la forza della repressione militare. Giolitti, invece, comprese la sostanziale debolezza del PSI e di conseguenza ebbe spazio per agire tatticamente rifiutando la repressione e promettendo, ma mai realizzando, la futura attuazione del “controllo operaio” sulle fabbriche, inducendo così la fine delle occupazioni.

In ogni caso gli scioperi, a carattere economico ma anche più prettamente politico, dilagarono nell'intero paese toccando il culmine nell'estate del 1919: nel corso di quell'anno si ebbero 1663 scioperi nel settore industriale e 208 dei lavoratori agricoli, e nel luglio-agosto l'aumento dei prezzi portò al saccheggio di mercati e negozi. Sempre durante l'estate i contadini del sud e centro Italia avviarono l'occupazione delle terre incolte che proseguì fino al 1920.

 

 

19 MAGGIO 1919 - 06 DICEMBRE 1933

Proibizionismo negli Stati Uniti

Con l’approvazione da parte del Congresso del XVIII emendamento alla Costituzione, gli Stati Uniti inaugurano il periodo del proibizionismo. Il divieto di produrre, vendere e trasportare alcolici, durato fino al 1933, finirà per avere un effetto contrario a quello previsto, incentivando invece di reprimere il consumo di bevande alcoliche.

 

 1921 :Nasce il Partito comunista cinese Attratto dalla rivoluzione russa del 1917 e deluso dalle potenze occidentali, un gruppo di intellettuali, tra i quali era presente anche Mao Zedong, fonda a Shanghai il Partito comunista cinese.

 

 

 1921

Nasce il Partito comunista cinese

Attratto dalla rivoluzione russa del 1917 e deluso dalle potenze occidentali, un gruppo di intellettuali, tra i quali era presente anche Mao Zedong, fonda a Shanghai il Partito comunista cinese.

 

 15 SETTEMBRE 1928 :Scoperta della penicillina Alexander Fleming scopre in modo fortuito la penicillina, composto ad azione antibiotica prodotto dalle muffe del genere Penicillium. La messa a punto della penicillina per scopi terapeutici avviene solo dieci anni dopo.

 

Crollo di Wall Street Crollo della Borsa valori avvenuto negli Stati Uniti d'America nel 1929. Nel 1927, in un periodo caratterizzato da forti investimenti all'estero e da un'economia in continua crescita, i finanzieri di Wall Street rivolsero la propria attenzione al mercato interno e cominciarono ad acquistare azioni in borsa provocando un aumento dei prezzi. In seguito al continuo incremento del volume degli acquisti, i prezzi delle azioni diventarono sempre più alti e si creò così un boom apparentemente naturale che spinse gran parte del pubblico a investire i propri capitali in borsa: si stima che a metà del 1929 circa nove milioni di statunitensi su una popolazione di centoventidue milioni avesse investito capitale in borsa. Molti impegnarono tutti i propri risparmi, incoraggiati da consulenti disonesti o incompetenti; era tale la fede nella capacità del mercato di garantire profitti eccezionali che non appena veniva avviata un'impresa, spesso con programmi ingannevoli o addirittura fraudolenti, tutti correvano ad acquistarne le azioni. A un certo punto iniziò tuttavia a serpeggiare il timore che anche questa crescita inaspettata sarebbe cessata. La Federal Reserve Bank, la banca centrale statunitense, alzò allora il tasso di interesse, ma solo dell'1%, e suggerì alle banche di non concedere denaro in prestito per gli investimenti in borsa, suggerimento in seguito ritirato dietro pressione di uno dei suoi direttori che aveva forti interessi nelle operazioni di borsa.

 Nel contempo, alcuni operatori finanziari decisero che avrebbero potuto realizzare un maggior profitto trasformandosi da speculatori al rialzo in speculatori al ribasso e iniziarono a svendere le proprie azioni. La vendita delle azioni acquistò gradualmente velocità e il 23 ottobre più di sei milioni di azioni vennero negoziate a prezzi sempre più bassi. Il giorno seguente, il "giovedì nero", ne furono negoziate più del doppio. Il lunedì nove milioni di azioni cambiarono di mano; il valore delle azioni era calato di quattordici miliardi di dollari in meno di una settimana. Poi, il "martedì nero", si verificò il crollo della borsa; il prezzo delle azioni di numerose imprese di grandi dimensioni, come la General Electric, precipitò. Quel giorno più di sedici milioni di azioni vennero negoziate e il valore delle stesse calò di altri dieci miliardi di dollari. Ciò ebbe un riflesso immediato sulle altre borse degli Stati Uniti, da Chicago a San Francisco.

Fu la desolata fine di un decennio contrassegnato dall'ottimismo, dalla prosperità e da un alto grado di occupazione. Come logica conseguenza svanì la fiducia nelle banche e nei banchieri, nella borsa e negli agenti di cambio; molti fecero bancarotta e dilagò la piaga della povertà; in molti casi fu precluso il riscatto delle ipoteche e la disoccupazione crebbe di quasi due milioni di unità in sei mesi. Il crollo di Wall Street segnò l'inizio della Grande Depressione.