BREVE RIASSUNTO SUI PERSONAGGI E SUL SIGNIFICATO DEL LIBRO “CUORE”

 

Il libro Cuore ha rappresentato un grande esempio per le Istituzioni della Stato monarchico italiano. Esso, in pratica, è stato scritto da Edmondo De Amicis per trasmettere ai giovani italiani di fine Ottocento, una lezione di educazione civica impostata sul rispetto per i genitori, per gli insegnati e per le Autorità dello Stato.

Il narratore indiretto di questo romanzo è Enrico Bottini, che  frequenta la Terza elementare. Egli appartiene ad una famiglia borghese, a cui non manca il pane quotidiano; suo padre è ingegnere, ma nella Terza classe frequentata da Enrico non ci sono solo i fortunati come lui ma anche figli di povera e poverissima gente. E l’Italia di fine Ottocento aveva delle grandi differenze tra poveri e benestanti.

Il libro Cuore racconta, dunque, tutto l’anno scolastico vissuto da Enrico e dalla sua classe Terza; precisamente undici mesi.

Enrico è un bambino comune e mediocre; non va male a scuola, ma non è neanche abbastanza bravo da meritare degli elogi negli studi; comunque, egli comprende benissimo chi meriti il suo rispetto e chi vada tenuto alla “ larga “ perché cattivo nell’animo o perché  indisciplinato.

Chi veramente è cattivo nel proprio cuore, secondo Enrico, è il ragazzaccio, compagno di classe Franti, che tante ne farà che alla fine si farà sospendere dalla Scuola. Insomma Franti è il cattivo per eccellenza, un bulletto senza rispetto per niente e per nessuno. È anche un vigliacco che picchia i deboli, godendo del loro dolore. Egli viene, dunque, più volte sospeso, e, mentre  la madre convince il Direttore a riprenderlo a scuola per l’ennesima volta, lui lancia un sasso contro il vetro della scuola: per questo verrà definitivamente espulso.  Franti addirittura aggredirà il compagno Stardi davanti alla scuola della sorella per vendetta di aver testimoniato contro di lui sul fatto del lancio del sasso, ma perderà la lotta, uscendone malconcio.

Insomma, secondo la morale del libro Cuore, Franti è l’esempio classico del futuro cattivo cittadino, che non sa fin da piccolo rispettare le regole rigide dello Stato monarchico italiano: non rispetta i genitori, non rispetta  gli insegnanti e maltratta i compagni con cattiveria. Oggi lo si chiamerebbe un Bullo da rieducare con pazienza in una comunità protetta, ma nel libro Cuore Franti è chiaramente considerato un piccolo delinquente senza speranza di redenzione. Questa era la morale dell’Italia monarchica.

L’esatto contrario di Franti, sempre secondo Enrico, è Garrone. Egli è il figlio di un ferroviere. Fisicamente è grosso, robusto e forte. Ha un gran testone rotondo tutto rasato. È buono e difensore di tutti i suoi compagni di classe più deboli, e per questo è il preferito di Enrico ed è molto ben voluto da tutti i compagni della Terza.

Garrone riesce nell’aritmetica. Suo padre fa il ferroviere. Di sua madre è detto solo quando muore, e questa morte toglie a Garrone la sua tipica allegria ma non la sua bontà.

Garrone rappresenta, dunque, il buon suddito italiano che rispetta tutti e che aiuta i deboli con grande altruismo ed accetta la sua condizione di povertà senza ribellione.

Poi, c’è il compagno Derossi: è il primo della classe e anche della scuola. È molto intelligente, pare non facci fatica a sapere tante cose. È descritto come un bel ragazzo, biondo con i riccioli; sempre educato e disponibile, con i compagni; vestito tutto d’azzurro con dei bottoni dorati. Derossi proviene da una famiglia benestante, suo padre è negoziante. Questo ragazzo riceverà a verso fine anno scolastico il premio di alunno meritevole con grande sua soddisfazione. Oggi questi premi non esistono nelle nostre scuole italiane, ma nei tempi del libro Cuore esso era un attestato di grande importanza ed orgoglio per chi lo riceveva e per la sua famiglia.

Ma Enrico descrive, nel suo diario, anche i deboli della sua classe. Uno di questi è sicuramente Luigino Crossi: egli ha un braccio paralizzato ed i capelli rossi. Sua madre è un’erbivendola che soffre anche la fame, ma con dignità. Lei ed il suo bimbo vivono in una soffitta.

Il padre di Crossi è stato in carcere sei anni per aver ucciso il suo padrone in un momento d’ira, ma ormai ha scontato la sua colpa ed è pentito. Luigino pensa che in questi anni suo padre sia stato in America, e dunque non saprà mai la verità da sua madre. E’ il senso di vergogna per un marito che ha infranto le regole dello Stato il motivo che spinge la madre di Crossi a nascondere la verità al figlio. Oggigiorno, questa dignità non esiste più, e questo dovrebbe farci riflettere.

Enrico parla anche del compagno Stardi non solo perché si è difeso dalle violenze di Franti. Infatti, Enrico descrive il compagno di classe Stardi come  non molto alto ma, in compenso, robusto di costituzione. All’inizio viene definito come un rusticone, poi anche Enrico cambierà idea su di lui. Infatti con un impegno immenso Stardi diventerà bravo a scuola, guadagnando anche  delle medaglie e, nonostante le condizioni di povertà del padre,  sarà capace di crearsi una piccola biblioteca personale di cui andare fiero. Oggi, il poco attaccamento dei giovani alla lettura dei libri dovrebbe in Stardi ripensare la propria pigrizia.

Enrico descrive, poi, un compagno sempre allegro che gli mette il buon umore addosso: è Antonio Rabucco: detto il “muratorino”, perché è figlio di un muratore. In moltissime occasioni questo ragazzetto fa il “muso di lepre”, facendo ridere con le sue smorfie i compagni di classe. È un bravo ragazzo e rispettoso delle regole nonostante sia umili origini.

Infine Enrico descrive Carlo Nobis: è un piccolo aristocratico, ricco e soprattutto presuntuoso. Egli è invidioso di Derossi, ma è troppo arrogante per ammetterlo. Nobis, in pratica, rappresenta, secondo la morale del libro Cuore, la superbia della Nobiltà in Italia, ormai in decadenza, destinata a essere sostituita nel prossimo futuro dalla Borghesia.

Viene poi il turno del compagno Coracci: il calabrese. È ricciolino, con i capelli neri, le sopracciglia folte e unite al centro. È importante, nel racconto, solo per la sua provenienza, dato che rappresenterà un paio di volte la Calabria nella cronistoria del libro.

Infine c’è Betti: è il figlio di un povero carbonaio. Si parla di lui solo nell’occasione in cui Nobis dà a suo padre dello straccione. Per fortuna Nobis, nel libro Cuore, verrà rimproverato a dovere.

Non si può, infine, dimenticare la paterna figura del maestro della classe Terza di Enrico: il Maestr Perboni. Egli è un uomo buono nonostante la sua severità nell’insegnamento, e questa sua caratteristica di bontà lo fa sembrare un po' come un secondo padre di tutti i bambini della sua classe.

Ma cosa rappresenta, dunque, il libro Cuore, scritto oramai più di un secolo fa ? Rappresenta, innanzi tutto,  l’ideale patriottico di un Paese da costruire e difendere: è appunto una rappresentazione dell’orgoglio nazionale italiano. La convivenza di tanti bambini in una sola classe porta, poi, a immaginare i rappresentanti di tante regioni diverse uniti insieme amichevolmente per imparare e per costruirsi come uomini acculturati e virtuosi. 
L’idea di una società che, pur entro il sentimento di cooperazione e di
 amicizia che domina tutta la narrazione, è ben suddivisa in classi sociali il cui ordine è fondamentale e non può essere sovvertito nell’Italia monarchica di fine Ottocento: per mandare avanti il Paese, cioè, serve l’operaio così come serve il banchiere e, secondo l’ideale del tempo, questa situazione è necessaria e non lascia spazio alle ambizioni personali.  

Il sacrificio, la sopportazione del dolore, la rinuncia a desideri individuali in virtù di un bene sociale sono le tematiche che costituiscono, dunque, il filo costante della narrazione di questo libro che ci descrive un’Italia completamente diversa da quella di oggigiorno.