Orrorin tugenensis
L' Orrorin tugenensis è uno dei più antichi reperti fossili di Hominidi finora
ritrovati, antenato ancestrale della linea che avrebbe sussessivamente portato
agli ominidi e di qui al genere Homo. È finora il solo rappresentante del genere
Orrorin.
I resti fossili furono scoperti nella zona collinosa delle Tugen Hills in Kenya.
Attraverso la datazione radiometrica della lava e del tufo vulcanico, la
correlazione faunistica e magneto-stratografica, gli strati in cui sono stati
ritrovati i resti sono stati datati tra 6,1 e 5,8 milioni di anni fa, durante il
Miocene. L' Orrorin potrebbe essere uno dei primi esempi di bipede.
Esso viene, dunque, battezzato Orrorin tugenensis, prendendo spunto dalla parola kenyota Orrorin: nome locale
di un personaggio mitico che significa "uomo originale" e dalla zona dove è
stata scoperta, la formazione di Lukeino nella zona delle Tugen Hills, in
Kapsomin (Kenya).
Il primo ritrovamento era un frammento di mascella; tra ottobre e novembre 2000,
vennero alla luce in tre differenti località altri dodici resti appartenenti ad
almeno cinque individui diversi:(i resti ritrovati)
1 omero
3 femori, di cui uno di piccola taglia
1 falange di mano
2 ossa di mandibola
6 denti
Dall' osservazione del femore la specie appare bipede: l'angolo tra la
diafisi ed il collo del femore è di circa 120 gradi, come nell' uomo moderno, e
ciò avrebbe permesso a questa specie di bilanciare maggiormente il peso corporeo
sugli arti posteriori, consentendo così un'andatura bipede (nelle scimmie
antropomorfe l'angolo è di 90 gradi e durante la camminata il peso si
distribuisce su tutti e quattro gli arti). A parte questa caratteristica, l' O. tugenensis mostra adattamenti alla vita arboricola, come si evince dalle falangi
poco ricurve delle mani, in modo diverso però da come fanno le odierne scimmie:
il tugenensis probabilmente saliva e scendeva dagli alberi mantenendo la statura
eretta a terra. I canini, la cui dimensione è a metà strada fra l'uomo e lo
scimpanzé, testimoniano una dieta onnivora basata su frutta dalla buccia
coriacea e da piccole quantità di carne. Le piccole dimensioni del terzo molare,
secondo gli scopritori, sarebbe poi un indizio di un volto più piatto rispetto a
quello di una scimmia.
È proprio l'età dei fossili trovati a lasciare perplessi gli studiosi: la
datazione preliminare si attesta su circa 6 milioni di anni, facendo del
tugenensis uno dei ritrovamenti più antichi fra gli antenati della linea umana,
se si considera che l' Ardipithecus ramidus è datato intorno ai 4,4 milioni di
anni e l' Australopithecus afarensis (la famosa Lucy) intorno ai 3,2 milioni di
anni. Gli unici altri reperti che hanno una data così antica sono l'
Ardipithecus kadabba, scoperto nel 2000 ad Addis Abeba, ed il Sahelanthropus
tchadensis, scoperto in Ciad nel 2002. Ma non tutti gli studiosi concordano con
le datazioni.
Tramite la teoria dell' orologio molecolare, la separazione fra la linea
evolutiva che ha portato all'uomo e quella che ha portato agli scimpanzé viene
fatta risalire proprio intorno ai 6 milioni di anni fa, ed i tratti tipicamente
umani del tugenensis fanno ritenere che esso si collochi all'inizio di questa
separazione.
Gli scopritori dei reperti tendono a porre l'Orrorin tugenensis alla base della
linea evolutiva umana senza riserve, mentre molti altri paleoantropòlogi, come
Ron Clarke dell'Università di Witwatersrand a Johannesburg (Sudafrica), nutrono
seri dubbi sull'esatta interpretazione dei resti fossili.
Non va tuttavia dimenticato che l'evoluzione non procede in linea retta, che
Orrorin potrebbe essere l'antenato dello scimpanzé, dell'uomo, di entrambi o di
nessuno dei due. Infatti l'evoluzione non è teleologica, ma cerca di produrre
individui adatti al loro ambiente, in determinate condizioni l'Orrorin avrebbe potuto portare a un'evoluzione in direzione degli
australopitechi e degli uomini, in altre avrebbe potuto portare alla comparsa
dello scimpenzé. Questa non è "regressione" o "evoluzione regressiva", lo
scimpanzé esiste tutt'oggi, dimostrando un notevole grado di adattamento
all'habitat africano, nessuno può sapere se i suoi discendenti abiteranno la
terra dopo un'eventuale malaugurata estinzione della specie umana. Studiando l'evoluzione
bisongna
abbandonare la visione positivistica ottocentesca che vede come "più corretta" o
"milgiore" la linea che porta agli umani, al dominio sul fuoco, all'agricoltura,
all'allevamente e alla civiltà, e più scorretta quella che porta alla nascita di
due specie di animali da boscaglia, sociali, ed usi a dormire (ed in parte
vivere) sugli alberi.